Posted on: 9 Maggio 2019 Posted by: ancoraunaltrolibro Comments: 1

Salve lettori! Oggi vorrei parlarvi di un romanzo che ho letto solo recentemente ma che avrei dovuto farlo molto tempo fa. Questo è uno di quei romanzi che rimarrà nel cuore del lettore finché si avrà memoria. Sto parlando di “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci.

Lettera a un bambino mai nato
TRAMA: Il libro è il tragico monologo di una donna che aspetta un figlio guardando alla maternità non come a un dovere ma come a una scelta personale e responsabile. Una donna di cui non si conosce né il nome né il volto né l’età né l’indirizzo: l’unico riferimento che viene dato per immaginarla è che vive nel nostro tempo, sola, indipendente e lavora. Il monologo comincia nell’attimo in cui essa avverte d’essere incinta e si pone l’interrogativo angoscioso: basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Piacerà nascere a lui? Nel tentativo di avere una risposta la donna spiega al bambino quali sono le realtà da subire entrando in un mondo dove la sopravvivenza è violenza, la libertà un sogno, l’amore una parola dal significato non chiaro.

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Il cuore e il cervello, non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno, di comportarti in un modo o nell’altro in quanto maschio o femmina.

È un libro che ho letto in pochissimi giorni ma l’impatto che ho sentito durante tutto il tempo di lettura è stato troppo forte. Questo è uno di quei romanzi che ogni persona dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Basta aprire il libro e le prime parole sono già poesia, qualcosa che ti colpisce dentro e rimane lì. Ho trattenuto a stento le lacrime ad ogni pagina. È vero, non non so ancora cosa significa “rimanere incinta”, avere un bambino o un aborto ma colpisce ugualmente ed è proprio questo uno dei punti forti: l’autrice riesce a fare immedesimare il lettore nella donna e protagonista di questa storia.

Oriana Fallaci scrive questa storia e la dedica a tutte le donne che come lei sono in un momento così profondo ed importante ma anche a chi purtroppo non è riuscita a portare a termine la sua gravidanza e ha vissuto la terribile esperienza dell’aborto.

Questo è un romanzo molto breve che conta circa 100 pagine ed è un lungo monologo in cui la protagonista,una donna single ed incinta, parla al suo bambino e gli dà insegnamenti di vita. La domanda che racchiude il romanzo e che si pone la protagonista è “perché dare la vita ad un bambino anche se il mondo è triste e spesso spietato?”, un mondo in cui si sogna la libertà ma che è un privilegio che solo pochi hanno. L’aspetto della protagonista non è descritto e non sappiamo nemmeno il suo nome, così ogni donna può facilmente entrare nel personaggio. Durante tutta la storia troveremo riflessioni su quante responsabilità ha una madre verso suo figlio, quanti sacrifici deve fare per poter donare la vita e anche le responsabilità che avrà dopo nel dare un’educazione al proprio bambino.

Attraverso le parole che utilizza la protagonista verso il suo bambino si riescono ad abbattere quei muri che dividono una donna dal suo bambino dove lui non può sentirla ma lei gli parla come se quell’esserino che ha dentro potesse apprendere le sue parole e trarne delle conclusioni che lo porterebbero a non voler venire al mondo.

Il romanzo è stato scritto nel 1975, periodo in cui una donna single non poteva essere incinta a causa dei pregiudizi: quella donna verrà discriminata. Altro tema trattato seppur non centrale è l’aborto. Durante quegli anni, l’aborto non era praticato e i dottori non lo permettevano. Nonostante ciò, la donna della storia non lo prenderà mai in considerazione e decide di portare avanti la gravidanza.

Il romanzo termina con un processo immaginario in cui sono presenti il dottore che la giudica colpevole, la dottoressa che dopo un discorso abbastanza lungo assolve la paziente da ogni colpa per la morte del bambino, il papà del bambino che la giudica colpevole.

Il tutto è scritto in prima persona, un linguaggio semplice ma che coinvolge molto il lettore. E’ narrato tutto attraverso gli occhi e le sensazioni della protagonista e dell’autrice stessa dove vivremo tutte le contraddizioni, la felicità e le paure a cui una donna è sottoposta in questo periodo particolare.

Non è vero che non credi all’amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d’amore. Ma è sufficiente credere all’amore se non si crede alla vita?

Posso affermare sicuramente che ho adorato questo libro, mi sono emozionata insieme alla protagonista del libro. Ho amato la scrittura che l’autrice utilizza, mi hanno colpita profondamente i temi che sono stati trattati e lo consiglio a chiunque voglia leggere un romanzo pieno di poesia ed un concentrato di emozioni.

VALUTAZIONE

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