Salve lettori!
Oggi parliamo di un classico e di un genere che non affronto molto spesso qui sul blog: “Dopo il divorzio” di Grazia Deledda.
Ringrazio di cuore la casa editrice per la copia!
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Ammetto che per me è il primo romanzo che leggo scritto da questa autrice così tanto amata e così tanto acclamata e devo essere onesta, leggendo questo romanzo non faccio fatica a crederlo. Andiamo per gradi perché c’è così tanto da dire su questo romanzo!
La protagonista di questo romanzo è Giovanna Era che in seguito alla condanna, per aver ucciso lo spregevole zio Basilio, di suo marito Costantino Ledda, si dispera e cade in miseria tanto da non riuscire a mantenere suo figlio nato da pochi mesi. La sua unica possibilità, a questo punto, è il divorzio e sposare un uomo ricco quanto avido, Brontu Dejas. Nel frattempo, dopo la confessione del vero assassino dello zio Basilio, Costantino viene liberato e torna a casa. La vita di Giovanna così diventa molto più complicata.
Il romanzo ha come tema centrale il divorzio, molto innovativo se pensiamo che la prima edizione del romanzo è stata pubblicata nel 1902. In Italia la legge sul divorzio entra in vigore nel 1970 quindi in tempi assai recenti. La legge in questione è stata oggetto di critiche e disapprovazione dai partiti di stampo cattolico tanto da indire un referendum per abrogare la legge, cosa che fortunatamente non ha avuto successo.
All’interno del romanzo troviamo una società che non è ancora pronta ad accettare questa novità poiché influenzata dalla religione. Non accetta il divorzio e non vede Giovanna di buon occhio per aver deciso di sposare un altro uomo. Seppur sposata con un uomo ricco, la vita di Giovanna non è bella né quella di una signora benestante ma al pari una serva che viene additata con parole e giudizi piuttosto negativi. Giovanna, cresciuta in una famiglia di stampo cattolico e fortemente religiosa, cresce timorata di Dio ma la povertà e la fame pesano come macigni ed è costretta a prendere una decisione che non vorrebbe mai prendere: divorziare dal suo adorato marito Costantino.
Ho apprezzato le descrizioni, durante la lettura era come viverle sulla pelle, una sensazione emozionante. Leggere questo romanzo è come passeggiare e vivere in compagnia dei suoi personaggi ma vivere anche la terra sarda tanto amata da Grazia Deledda. Un mix di parole che avvolge e trasporta nella meravigliosa Sardegna.
Anche i personaggi sono tutti caratterizzati nel migliore dei modi, nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio aggiunto dall’autrice rende vivi i personaggi riuscendo a trasmettere un’immagine nitida all’interno dell’immaginazione del lettore. La disperazione di Giovanna e i modi bruschi e grezzi di Brontu Dejas così come le parole e toni usati nei confronti della protagonista si vivono sulla pelle portando alla riflessione sui tempi ormai passati e di come la società si evolve rendendo la vita un po’ meno rigida seppur difficoltosa per molte donne.
Per essere un primo approccio posso affermare con certezza che è stato molto positivo. Ho apprezzato tanto lo stile di scrittura dell’autrice e le sue descrizioni così ben distribuite. Anche l’edizione della casa editrice Officina Milena è comoda e maneggevole, con una copertina dai colori davvero graziosi.
Personalmente sento di poter consigliare questo romanzo così come questa edizione anche a persone che come me non si sono mai approcciati ai romanzi scritti da Grazia Deledda.
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