Posted on: 13 Maggio 2022 Posted by: ancoraunaltrolibro Comments: 0

Salve lettori!

Oggi parliamo di un classico e di un genere che non affronto molto spesso qui sul blog: “Dopo il divorzio” di Grazia Deledda.


Ringrazio di cuore la casa editrice per la copia!

Giovanna
1902. Giovanna Era, una giovane donna sarda, sposa il suo innamorato Costantino. Per un errore giudiziario, il ragazzo si ritrova in carcere con l’accusa di omicidio e per Giovanna e il loro bambino segue un periodo di indigenza. Pressata dalla madre, la donna si vede costretta a divorziare dal marito ̶ merito di una legge che lo consente ̶ e ad accettare la corte di un pretendente benestante per contrarre un nuovo matrimonio. La gente del paese condanna Giovanna e le sue scelte di vita, soprattutto quando viene provata l’innocenza di Costantino e lui ritorna a casa

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Ammetto che per me è il primo romanzo che leggo scritto da questa autrice così tanto amata e così tanto acclamata e devo essere onesta, leggendo questo romanzo non faccio fatica a crederlo. Andiamo per gradi perché c’è così tanto da dire su questo romanzo! 

La protagonista di questo romanzo è Giovanna Era che in seguito alla condanna, per aver ucciso lo spregevole zio Basilio, di suo marito Costantino Ledda, si dispera e cade in miseria tanto da non riuscire a mantenere suo figlio nato da pochi mesi. La sua unica possibilità, a questo punto, è il divorzio e sposare un uomo ricco quanto avido, Brontu Dejas. Nel frattempo, dopo la confessione del vero assassino dello zio Basilio, Costantino viene liberato e torna a casa. La vita di Giovanna così diventa molto più complicata.

Il romanzo ha come tema centrale il divorzio, molto innovativo se pensiamo che la prima edizione del romanzo è stata pubblicata nel 1902. In Italia la legge sul divorzio entra in vigore nel 1970 quindi in tempi assai recenti. La legge in questione è stata oggetto di critiche e disapprovazione dai partiti di stampo cattolico tanto da indire un referendum per abrogare la legge, cosa che fortunatamente non ha avuto successo.

All’interno del romanzo troviamo una società che non è ancora pronta ad accettare questa novità poiché influenzata dalla religione. Non accetta il divorzio e non vede Giovanna di buon occhio per aver deciso di sposare un altro uomo. Seppur sposata con un uomo ricco, la vita di Giovanna non è bella né quella di una signora benestante ma al pari una serva che viene additata con parole e giudizi piuttosto negativi. Giovanna, cresciuta in una famiglia di stampo cattolico e fortemente religiosa, cresce timorata di Dio ma la povertà e la fame pesano come macigni ed è costretta a prendere una decisione che non vorrebbe mai prendere: divorziare dal suo adorato marito Costantino. 

Ho apprezzato le descrizioni, durante la lettura era come viverle sulla pelle, una sensazione emozionante. Leggere questo romanzo è come passeggiare e vivere in compagnia dei suoi personaggi ma vivere anche la terra sarda tanto amata da Grazia Deledda. Un mix di parole che avvolge e trasporta nella meravigliosa Sardegna. 

Anche i personaggi sono tutti caratterizzati nel migliore dei modi, nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio aggiunto dall’autrice rende vivi i personaggi riuscendo a trasmettere un’immagine nitida all’interno dell’immaginazione del lettore. La disperazione di Giovanna e i modi bruschi e grezzi di Brontu Dejas così come le parole e toni usati nei confronti della protagonista si vivono sulla pelle portando alla riflessione sui tempi ormai passati e di come la società si evolve rendendo la vita un po’ meno rigida seppur difficoltosa per molte donne.

Per essere un primo approccio posso affermare con certezza che è stato molto positivo. Ho apprezzato tanto lo stile di scrittura dell’autrice e le sue descrizioni così ben distribuite. Anche l’edizione della casa editrice Officina Milena è comoda e maneggevole, con una copertina dai colori davvero graziosi.

Personalmente sento di poter consigliare questo romanzo così come questa edizione anche a persone che come me non si sono mai approcciati ai romanzi scritti da Grazia Deledda.

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